Il 2019 si chiude con un bilancio di 44 aziende fallite nella provincia di Cuneo, la cosiddetta “Granda”. Per la maggior parte, le aziende fallite sono società edili o comunque attive nel settore, ma c’è anche il caso dell’Associazione calcio Cuneo 1905 srl.
Sono questi i dati che emergono dalle sentenze dei tribunali di Cuneo, Asti, Alba e Bra. Si tratta ovviamente di un dato relativo delle sole sentenze di fallimento, ovvero provvedimenti con data precisa. Le procedure concorsuali, ossia il tentativo progressivo di pagare i fornitori, in Italia ha una durata media di 7 anni per cui attualmente le procedure attive sono di gran lunga superiori.
Questi dati non differiscono dal trend nazionale che vede i dati relativi alle aziende fallite in lieve diminuzione. Questo è dovuto a diversi fattori tra cui vanno sicuramente ricordati la seppur timida ripresa economica e l’adozione di sempre più efficaci strumenti messi a disposizione degli imprenditori da parte del legislatore. Strumenti come il concordato ad esempio, permettono di mitigare gli effetti di una crisi aziendale, tentando di scongiurarne il fallimento che ha sempre gravi ripercussioni, tanto dal punto di vista privato e personale quanto da quello sociale: le aziende fallite portano sempre con sé un palpabile effetto di impoverimento del territorio che interessa sia i lavoratori che l’indotto.
In questo senso, dal 2020 il legislatore ha voluto dare un segnale forte agli imprenditori, ai territori e ai cittadini in generale, con la riforma del diritto fallimentare. A partire da quest’anno infatti, le aziende e i territori possono contare sui cosiddetti OCRI - organismi di composizione della crisi d’impresa.
Con questa riforma il legislatore intende fornire un valido strumento attraverso cui l’imprenditore può agire tempestivamente ai primi segnali di crisi contando sul supporto della Camera di Commercio di appartenenza e dei professionisti specializzati (da questa indicati caso per caso).
L’intento chiaro che si persegue con l’istituzione degli OCRI, è dunque quello di evitare il fallimento delle aziende per scongiurarne le gravi conseguenze sul piano occupazionale ed economico.
Il supporto offerto attraverso le Camere di Commercio, vuole però introdurre anche un cambiamento culturale nel nostro Paese. Con questa riforma del diritto fallimentare si tenta infatti di scardinare il principio di natura sanzionatoria del fallimento, legato alla vergogna e alla riprovazione sociale, per fare in modo che la crisi delle imprese sia il meno traumatica per tutti gli stakeholders coinvolti. Ovviamente resta la responsabilità penale e le relative sanzioni nel caso in cui vengano accertati comportamenti illeciti, ma la riforma ha tutto il sapore di una necessaria e positiva inversione di rotta sia culturale che, pragmaticamente, economica.