La proroga al Codice della Crisi d’Impresa potrebbe consentire la correzione dei punti ancora lacunosi.
Per la seconda volta, l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa viene rimandata.
Questo secondo rinvio che segue quello di circa un anno fa, già descritta nei dettagli qui, introduce sia la nuova procedura di soluzione della crisi, sia diverse modifiche alla disciplina fallimentare: in particolare sull’accordi di ristrutturazione dei debiti e sul concordato preventivo.
Proprio su questi due punti però, gli esperti concordano nell’auspicare che l’ulteriore proroga all’entrata in vigore completa del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, consenta al legislatore di migliorare il testo che in alcuni punti sembra piuttosto lacunoso.
In particolare, si raccolgono perplessità in merito alla possibilità di reperire sul mercato quelle figure chiave che saranno preposte alla composizione della crisi, ovvero alla mediazione con i creditori delle aziende in crisi in vista del risanamento dell’impresa.
Secondo Unioncamere la procedura negoziata potrebbe infatti interessare ogni anno circa diecimila imprese con la conseguente nomina di esperti indipendenti.
Ora, i requisiti professionali necessari per accedere al nuovo istituto di composizione della crisi d’impresa prevedono, oltre alle 55 ore di formazione, anche il requisito dell’esperienza. Esperienza, ossia capacità maturata sul campo di trattativa tra imprese e creditori al fine di trovare la soluzione più adatta ad evitare l’insolvenza.
Saranno sufficienti le figure attualmente operanti a garantire questo servizio?
Facendo riferimento alle statistiche del Ministero della Giustizia tra il 2014 e il 2020 le procedure che avrebbero consentito ai professionisti di acquisire la necessaria “esperienza sul campo” sono state meno di settemila, senza contare che in più procedure i nomi di alcuni consulenti spesso si ripetono.
Si denota dunque un certo scompenso tra quelle che dovrebbero essere il numero di professionisti in grado di condurre una procedura negoziata nel contesto di una crisi d’impresa e quanti effettivamente sarebbero ad oggi in grado di ottemperare ai requisiti richiesti dalla normativa.
Altro punto critico del nuovo decreto sulla Crisi d’Impresa risulta essere la commissione da costituirsi presso le camere di commercio.
Secondo l’opinione degli esperti, il legislatore non avrebbe ancora fornito indicazioni precise sui meccanismi ed i requisiti necessari per la nomina.
La combinazione di questi due luoghi fondamentali del decreto sulla Crisi d’Impresa, potrebbe dunque comportare un grave rischio circa le capacità del nuovo strumento di legge di raggiungere gli obiettivi che si propone: evitare la crisi e favorire il risanamento delle posizioni debitorie delle imprese.
Nello specifico il rischio che si paventa è che al fianco delle imprese in crisi si trovi un pool di esperti, che poi tanto esperti non sono, con tutte le conseguenze che in situazioni così delicate ciò potrebbe comportare.
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